L’ossessione della “crescita” non risparmia nemmeno il Bilancio delle spese militari del nostro paese a prescindere dai governi che se ne alternano alla guida, a tutto vantaggio dei fabbricanti di armi che non risentono mai delle crisi economiche. E’ difficile trovare notizie su questo argomento, spesso ignorato con buona pace dell’informazione doverosa ai cittadini che si vedono invece pesantemente taglieggiati i servizi essenziali, come scuola e sanità, per non parlare della cultura, ecc.
Riportiamo di seguito un articolo pubblicato dalla rivista “GAIA” , della primavera 2011.(…..)
– Scriveva sul Corriere Arturo Parisi, già ministro della difesa del Governo Prodi e parlamentare Pd: “La campagna del Pd contro le spese militari è pregiudiziale e demagogica”. Ce l’aveva con una copertina dell’Unità “Manovra di guerra” e con l’articolo “Tagliano gli stipendi e comprano armi”. Parisi attacca l’articolo per l’affermazione:” I 71 programmi di armamento sottraggono miliardi al Bilancio dello Stato” e rivendica ciò che l’Unità tace: il Pd, soprattutto con l’ultimo Governo Prodi, ha contribuito all’aumento della spesa militare.
PRODI: Più’ 17% nel biennio, 2007-08
Come già ricordato dall’ex sottosegretario alla Difesa Forcieri; “il governo Prodi, in due sole finanziarie di rigore, è riuscito a invertire la caduta libera delle spese per la Difesa che sono aumentate del 17,2% nel biennio 2007-08”. Nella Finanziaria 2007 era stato introdotto un “Fondo investimenti pluriennali per difesa nazionale” di 1700 milioni di Euro per il 2007, 1550 per il 2008 e 1200 per il 2009. Un “tesoretto” aggiunto al bilancio della Difesa, dato in eredità al governo Berlusconi. Grazie a questo impegno bipartisan, l’Italia si colloca al decimo posto mondiale come spesa militare e al sesto come spesa pro capite, con 30 miliardi di Euro.
CACCIA F35: D’ALEMA, BERLUSCONI, PRODI
Emblematica la partecipazione al programma del Caccia F-35 della statunitense Lockheed, che solo ora l’Unità definisce “piano faraonico” ricordando che costa 15 miliardi.
Il primo memorandum di intesa venne firmato al Pentagono nel 1998 dal governo D’Alema; il secondo nel 2002 da Berlusconi; il terzo nel 2007 da Prodi e nel 2009 è stato di nuovo un governo Berlusconi a deliberare l’acquisto di 131 caccia, già deciso da Prodi nel 2006.
Si capisce quindi perché, quando Berlusconi ha annunciato l’acquisto di ben 131 F-345, l’ “opposizione” (Pd e IdV) non si sia opposta.
Eppure già si sapeva che il costo del caccia F-35 era lievitato da 50 a 113 milioni di dollari per aereo; armi per l’Unità “da guerra fredda, destinati a visioni d’attacco in lontani teatri bellici”. Questi armamenti non sono purtroppo “inutili” e le 31 missioni dell’esercito italiano non sono tutte di “peacekeeping. E’ proprio una caratteristica dell’F-35 di colpire con “velocità e da lontano” a spiegare che l’aereo è destinato a guerre di aggressione, in Afghanistan e in quelle “nuove”.
Il giorno dopo l’uscita dell’articolo sull”Unità, la senatrice del Pd Roberta Pinotti, membro della Commissione difesa ha detto di condividere l’impostazione di Parisi, assicurando che i dirigenti del Pd sono “ consapevoli che la Difesa è uno dei compiti fondamentali dello Stato”.
Altro che tagli agli armamenti. –