Il prato di fronte al San Lazzaro

Il prato fronte San Lazzaro

Sulla via Emilia, di fronte all’ingresso del San Lazzaro, c’è un’area verde attorniata da alcuni palazzi. Quell’area avrebbe dovuto ospitare un supermercato a due piani con parcheggio sul tetto (progetto già approvato). A fronte dell’area verde, seppur in uno stato di degrado, insiste il frontale del San Lazzaro opera del 1200 dell’ Architetto Marchelli. Risultava, inoltre, a Il Gabbiano che l’attuale spazio coincidente con area verde fosse interessata a reperti archeologici di epoca romana.

L’apertura di un a vertenza, con il coinvolgimento della popolazione, e facendo ricorsi ed esposti alla sovraintendenza perché fosse rispettato sia il cono visivo di rispetto del monumento del Marchelli sia il sito archeologico,  ha provocato un intervento della sovraintendenza e portato alla scoperta di una necropoli romana, seppur non monumentale, dotata di una strada dell’epoca.

La pressione dell’opinione pubblica  e le prescrizioni della sovraintendenza dopo lunga battaglia e  vari ricorsi al TAR del Lazio hanno portato  alla limitazione dell’intervento, con la eliminazione del supermercato sostituito con alcuni palazzi che lasciano libero lo spazio fronte San Lazzaro sotto al quale si colloca la strada romana.

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LA DOCUMENTAZIONE DEI VARI PASSAGGI E’ AI SEGUENTI LINKS:

Il cavo Ariolo

Il cavo Ariolo

foto ariolo e rodanoIl cavo Ariolo nasce a Gavasseto da un fontanile che rappresenta l’ultima testimonianza di fontanili di pianura esistenti nel comune di Reggio. Dopo circa 4 km di percorso nella campagna sfocia nel torrente Rodano.

Le sue acque purissime all’inizio del percorso diventano putride alla fine: l’azione inquinante lungo un breve tragitto determina un disastro ambientale.

Denunce alle autorità competenti, organizzazione di mostre, comunicati stampa e interventi continui in ogni sede e luogo hanno permesso di mantenere una attenzione continua sul problema che finalmente dopo parecchi anni viene aggredito con una serie di provvedimenti di disinquinamento , come la nuova fognatura di Gavasseto e il controllo degli scarichi di altre parti della città che riversavano in quel cavo, generando la lusinghiera prospettiva che l’acqua di partenza potrà essere uguale a quella di arrivo nel Rodano.

Area naturalistica di via Lombroso

aree via lombrosoArea naturalistica di  via Lombroso

Percorrendo la stretta via Lombroso dalla via Emilia verso via Gattalupa, superato il ponte ciclabile sul Rodano sulla propria destra si può notare un ingesso ad un boschetto il quale rappresenta, oltre ad un’area di riequilibrio ecologico, una conquista del Gabbiano.

Uno scellerato  progetto di urbanizzazione industriale, già approvato,  prevedeva la costruzione di capannoni industriali fino sulla riva del Rodano. Una lunga battaglia realizzata con l’appoggio della popolazione ha consentito di comprimere la zona industriale salvaguardando una consistente fascia verde di protezione del Rodano, successivamente integrata con nuove piantumazioni tanto da essere inserita nelle aree di riequilibrio ecologico tutelate dalla regione.

Senza quella battaglia chiunque si imbattesse in quella zona anziché attraversare un piccolo bosco di città attraverserebbe i cortili di una zona industriale.

LA SITUAZIONE DEL PARCO STORICO AL S.LAZZARO

La funzione che il Parco ha avuto nei decenni passati è stata quella di provvedere alla sussistenza alimentare dei degenti ospitati all’interno dei vari padiglioni.

Sino a non moltissimi anni fa le varie aree, che attualmente sono a prato stabile e che vengono sfalciate due volte l’anno per la fienagione, erano coltivate a cereali, ortaggi e a frutteto, provvedendo così, in autosufficienza, ai bisogni interni e per le attività di lavoro dei degenti.

I vari appezzamenti di terreno agricolo erano solcati da fossati in cui scorrevano le acque provenienti da un grosso pozzo ancora situato dietro al padiglione “De Sanctis”, l’attuale scuola infermieri.

I padiglioni di cura e degenza erano, e sono tutt’ora, in buona parte contornati da siepi protettive realizzate con essenze monospecie: Bosso, Ligustro, Lauroceraso.

All’interno di queste aree che contornano i vari padiglioni è presente la maggior parte di essenze arboree che caratterizzano l’impianto vegetale del Parco.

Noi, come Cooperativa sociale «LE VOCI DELLA LUNA”, abbiamo effettuato negli ultimi due inverni, a seguito di corsi di riqualificazione e a titolo puramente gratuito, un censimento fitosanitario riguardante lo stato generale di salubrità delle essenze arboree.

Da questo censimento sono emersi alcuni dati che ci possono aiutare a comprendere lo stato di salute del Parco:

 

I) 2.086 sono gli esemplari arborei individuati di cui 1.630 a foglia caduca e 456 sempreverdi: taxus baccata, cedrus spp., Pinus spp., Picea spp.

 

2) fra questi ben 137 esemplari, in prevalenza Aceri negundi e Robinie pseudoacacie, risultano irrimediabilmente compro-

messi nel loro stato di salute: grosse carie provocate da drastici tagli, errati sesti d’impianto.

 

Ciò è dovuto al fatto che le ultime piantumazioni di una qualche importanza sono avvenute presumibilmente 40 -50 anni fa.

Da allora gli unici interventi fatti sono costituiti nel cercare di contenere le piante con potature, a volte drastiche e nell’ab­battimento di essenze irrecuperabili.

La peculiarità del luogo ha comportato, negli anni, l’impianto dì essenze a rapido sviluppo: Aceri negundi, Robinie e vari tipi di conifere, di scarso pregio ambientale, accanto ad esemplari che più riflettono l’origine storica del Parco: Ippocastani, Platani, Querce, Tigli e Olmi.

Questo ultimo tipo di essenze è quello che ha meglio resistito al passare degli anni ed all’incuria dell’uomo, presentando, in alcuni casi, esemplari di notevole valore paesaggistico.

Esistono al S.Lazzaro, ìnfatti, alcuni alberi monumentali quali:

2 Grandi Farnie, 1 Platano, 4 Olmi campestri, 3 Olmi siberiani, 3 Frassini, 2 Aceri campestri.

L’ intervento che sarebbe auspicabile, oltre a una riduzione della quota di essenze non propriamente autoctone e l’impianto di nuove essenze, con criteri che ne rispettino le esigenze, potrebbe essere la riconversione delle aree agricole a Parco Pubblico con l’impianto di alberature ed essenze arbustive.

Inoltre, nell’area adibita a frutteto, ora in precario stato, si potrebbero impiantare antichi tipi di essenze da frutto, integrate in un progetto di Parco fruibile dalla cittadinanza, in modo da non perderne la memoria storica.