Scampata recentemente all’abbattimento per far posto a due condomini grazie ai vincoli che “Il gabbiano” era riuscito ad ottenere parecchi anni fa dal Ministero per i Beni culturali, gode oggi di precaria salute. Gli acciacchi del tempo si fanno sentire , qualche crepa nei muri maestri come le rughe di vecchiaia negli essere umani si fanno vedere e la sua stabilità comincia ad essere problematica.
Recentemente divenuta di proprietà pubblica, gode di parecchia attenzione: il Gabbiano ha presentato, trovando consenso, un progetto per la realizzazione di una FATTORIA DI ANIMAZIONE AMBIENTALE (….) a disposizione delle scuole all’interno del percorso partecipativo promosso dalla Amministrazione Comunale per la realizzazione del parco lineare del Rodano.
Un percorso durato parecchi anni la cui progettualità ancora non ha prodotto tutti gli effetti prospettati. Poca discussione è stata data alla definizione delle priorità e oggi la casa colonica risente di mancanza di fondi per la sua sistemazione statica.
Qualche passo è stato fatto, si sta procedendo al recupero della vigna di via Lombroso, si sta procedendo alla messa in sicurezza delle aree di pertinenza della casa per poterle utilizzare fin da subito per la realizzazione delle strutture esterne della fattoria di animazione come gli orti, la stabulazione diurna degli asinelli, le arnie delle api e anche l’utilizzo a titolo di magazzino delle parti accessibili della casa.
Questo è nello stesso tempo un punto di forza e di debolezza perché esiste il rischio concreto che si realizzino le attività più marginali a bassissimo investimento e poi le si utilizzi per dire che qualche cosa è stato fatto e che, mancando le risorse, null’altro si può fare lasciando così la casa colonica al suo triste destino inesorabilmente orientato al crollo. Sarebbe uno spreco enorme , non solo perché la casa è una ricchezza come immobile e come testimonianza storica, ma anche perché il percorso partecipativo, durato anni, è costato tantissimo in termini di impegno personale dei volontari e di lavoro per l’amministrazione pubblica; non vorremmo che si concludesse poi con la perdita di un prezioso oggetto come la casa colonica.
Positiva la richiesta di finanziamento alla Fondazione Manodori fatta dall’Amministrazione Comunale per ristrutturare staticamente la casa ma non basta; se quella richiesta non potesse essere accolta è necessario predisporre le risorse per la messa in staticità dell’immobile.
Occorre evitare che la casa colonica faccia la stessa fine del Follo che per chi non lo sapesse è quel rudere fronte via Emilia che assieme all’Esquirol rappresenta la vergogna del quartiere.
Salvare , valorizzare e utilizzare queste strutture è un fatto socialmente positivo , in una fase di trasformazione sociale che questa crisi strutturale del nostro sistema economico produrrà.
Queste strutture sono beni comuni che devono essere messi al servizio della comunità valorizzando il volontariato ma anche chiamando a raccolta quelle forze economiche che da questo territorio hanno ricevuto tanto e ora hanno il dovere etico di intervenire per difenderlo.
Il rischio più grosso è che tutti pensino che, essendo una proprietà pubblica, il problema è di altri e nel tran tran quotidiano ci si avvii al disastro finale. Noi ci siamo , siamo disponibili ad impegnarci nella valorizzazione della casa, vorremmo però evitare di diventare vittime della burocrazia o dei giochi politici del palazzo che non ci appartengono.
Ci proponiamo di coinvolgere la cittadinanza per trasformare la casa colonica in una FATTORIA DI ANIMAZIONE AMBIENTALE a disposizione delle scuole e non solo. Chiunque sia interessato a questo nostro impegno ci chiami pure; garantiamo a tutti lo spazio per impegnarsi.
Marco Salardi